Elòim
Il Potente Custode,
delle frecce illuminate,
guarda la strada,
veglia severo:
sullo sfondo scorge,
le anime che pregano,
imploranti il viatico,
il buon medicamento,
che loro spetta per lenire
l’eterna solitudine.
Smarrite son le tracce
che si fanno,
da lontano cammino.
Si svolgono, srotolati,
stralci di ricordi,
e negli sguardi,
posti in fondo al cuore,
l’anima sale,
s’avvale dei propri diritti.
Come la quercia,
che rende l’ombra alla radura,
un fresco riposo,
un lungo ristoro…
il fiume dell’oblio,
darà sollievo al male.
Scompare,
la densità del corpo,
la forma par smembrarsi,
per avere e dare.
L’incontro col vicino mistero,
di gioia mi riempie,
ma ora, sulle tempie,
solo pulsa un trepidare
d’emozioni, confuse,
sorde e violente…